Sarà un anno bellissimo. Per la nostra rivista, ovviamente. Waste entra nel secondo decennio del XXI secolo con un nuovo assetto editoriale, come spiega Giuseppe Guzzardi qui sopra, e su cui non ritorno. Soprattutto, con tantissimi argomenti da affrontare, scoprire e fare scoprire ai lettori. L’apparizione delle parole “economia circolare” tra le tematiche fisse del programma editoriale è un segnale preciso.
Non è solo un omaggio allo zeitgeist ma una dichiarazione programmatica. Che però interpreteremo a modo nostro, o meglio nel modo in cui i leader fanno ormai da oltre dieci anni. Dire che non basta avere una legge sull’End of Waste per avere la fine dei rifiuti è banale (comunque, repetita juvant), ma occorre pensare come ridurre i rifiuti irrecuperabili, ossia quelli che finiscono oggi in discarica o bruciati in un termovalorizzatore. A proposito, attenzione che l’Italia rischia di doverne riaprire tante di discariche, se non ci attrezziamo a sostituire gli impianti waste-to-energy, come evidenzia il rapporto annuale del think-tank Waste Strategy di cui parliamo nelle pagine che seguono. Per ridurre i rifiuti ci vuole innanzitutto tecnologia, che per esempio permette di fare quello di cui parliamo nella storia di copertina: riportare il nylon delle reti da pesca alla forma non polimerizzata e fornire un prodotto “vergine” con cui Prada può fare delle borse fashion.
Ci vuole però anche altro, il considerare ogni prodotto che si progetta e costruisce, soprattutto quelli a vita più breve, e anche quelli potenzialmente a maggiore impatto come le automobili, prevedendo come e in che misura le sue componenti potranno essere riutilizzate. Nell’anno bellissimo che viene parleremo quindi molto di “design for recycling” e dei suoi precursori, come il “design for disassembling”, che guarda caso è proprio il tema del premio che uno dei punti di riferimento mondiale nel nostro settore - l’ISRI (l’Institute of Scrap Recycling Industries) - assegna da dieci anni.
Parleremo anche di questo, ma naturalmente continueremo ad esplorare l’universo dei rifiuti in tutte le sue componenti, come Waste fa dal 2017 con un buon successo.
Non è che un inizio.
Marco Comelli,
responsabile scientifico
WASTE
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